Cultura

Castellin: «Il realismo cristiano di Niebuhr si rivolge all’uomo di oggi»

Il professore insieme a Giovanni Dessì ha curato una raccolta di saggi del teologo protestante a cui anche Barack Obama disse di ispirarsi ancor prima di essere eletto presidente
Il teologo protestante Reinhold Niebuhr
Il teologo protestante Reinhold Niebuhr
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Reinhold Niebuhr, ovvero il teologo protestante che ha ispirato la classe politica statunitense nel corso del ’900 e a cui anche Barack Obama disse di ispirarsi ancor prima di essere eletto presidente. Da domani in libreria è disponibile «Realismo cristiano e potere politico», una raccolta di saggi edita dall’editrice Morcelliana nel catalogo Scholé (208 pp., 18 euro).

Il volume è curato da Luca Castellin che insegna Storia del pensiero politico all’Università Cattolica e Giovanni Dessì, professore di Storia del pensiero politico all’Università di Tor Vergata.

È Luca Castellin a presentare la figura di Niebuhr.

Cosa significa una raccolta di saggi di Reinhold Niebuhr?

Credo che abbia un grande valore, perché ci consente di riscoprire un autore ancora poco conosciuto in Italia, ma che ha rappresentato una figura cruciale nella società, nella politica e nella cultura degli Stati Uniti del XX secolo. Il suo «realismo cristiano» offre una riflessione profonda sui limiti della politica, opponendosi tanto a un realismo cinico quanto a un idealismo utopico. Niebuhr fu un critico implacabile delle illusioni del liberalismo, ma anche un convinto difensore della libertà di fronte ai totalitarismi. La sua prospettiva anti-perfettista mette in guardia dal rischio che la politica si incagli nei propri inevitabili fallimenti, oppure che diventi totalizzante nella vana pretesa di successo assoluto. È proprio per questo che ritengo la sua voce ancora attuale: tanto per affrontare la crisi delle democrazie contemporanee, quanto per approfondire il complesso rapporto tra etica e politica internazionale. Niebuhr si rivolge all’uomo di oggi – credente o meno – offrendo strumenti per leggere criticamente la storia e agire con responsabilità nello spazio pubblico.

Perché in Italia fino ad oggi ha avuto poca fortuna?

Me lo sono chiesto spesso. Il contesto culturale italiano ha mostrato scarso interesse – o forse scarsa capacità – nel recepire il pensiero di un teologo protestante che si è occupato in profondità di temi sociali e politici. Eppure, va ricordato che alcune sue opere furono tradotte già alla fine degli anni Sessanta. Nel 1966, Il Mulino pubblicò «Fede e storia», con una splendida introduzione di Sergio Cotta; nel 1968, Jaca Book – su indicazione di don Luigi Giussani – diede alle stampe «Uomo morale e società immorale», probabilmente il suo libro più celebre. Tuttavia, questo iniziale interesse si affievolì presto. Bisogna attendere il XXI secolo per assistere a una vera e propria riscoperta di Niebuhr in Italia, con la pubblicazione di «Figli della luce e figli delle tenebre» (Gangemi), «L’ironia della storia americana» (Bompiani), e «Natura umana e comunità politiche» (Morcelliana).

Nel volume ritiene di segnalare uno scritto tra gli altri che lei ritiene di particolare valore?

Come curatore del volume, insieme a Giovanni Dessì, trovo difficile scegliere, perché quasi tutti i saggi contengono elementi di forte attualità. Tuttavia, ne segnalo due in particolare: Il realismo politico di Agostino (1953) e Perché la Chiesa cristiana non è pacifista (1940). Entrambi offrono un accesso privilegiato al cuore del pensiero niebuhriano e risultano ancora oggi di grande rilevanza.

Barack Obama, quando era ancora un semplice senatore, in un’intervista al New York Times aveva dichiarato di aver letto Niebuhr e di esserne un estimatore. Ritiene che Niebuhr abbia davvero ispirato l’azione di Obama una volta eletto presidente?

Nelle intenzioni (forse) sì; nella pratica non proprio. Niebuhr offrì a Obama una chiave interpretativa e una retorica fondata sulla responsabilità e sul riconoscimento delle contraddizioni sociali, ma non sempre una guida operativa per l’azione presidenziale. Nei suoi discorsi, Obama ha spesso adottato un tono riflessivo, persino tragico, riconoscendo i limiti del potere e la necessità del compromesso. Tuttavia, nella pratica politica – soprattutto in ambito di politica estera e di sicurezza nazionale (droni, sorveglianza, interventi militari) – le sue scelte sono state spesso poco coerenti con un’autentica ispirazione niebuhriana.

Nel volume vi è un saggio dedicato al pensiero di Sant’Agostino, il che potrebbe essere di particolare interesse visto che papa Leone XIV è sia statunitense sia agostiniano. Cosa pensava Niebuhr di Sant’Agostino?

Niebuhr considerava Agostino «il primo grande realista nella storia occidentale» e vedeva nella sua riflessione una descrizione vivida e puntuale della realtà umana. Attraverso il confronto con il pensiero del Vescovo di Ippona, Niebuhr mette in luce la tensione irriducibile della natura umana: tra trascendenza e immanenza, libertà e necessità, speranza e disincanto. Il suo intento non è ridurre la condizione umana alla caricatura di un essere naturalmente buono o istintivamente malvagio, ma coglierne il paradosso profondo. Il «realismo cristiano», in questo senso, sottolinea la contingenza della politica, la tragicità della storia e l’ambiguità della natura umana. È una visione che vuole evitare tanto l’idealizzazione quanto la demonizzazione della politica, della storia e dell’uomo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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